STEFANO BARATTINI

Afi

STEFANO BARATTINI

Dal 23 marzo al 25 aprile

Museo del Tessile – Sala Ricamo

Via Galvani – Busto Arsizio (Va)

Apertura: venerdì dalle 15 alle 18 – sabato dalle 15 alle 18.30 – domenica dalle 15 alle 18 – Lunedi chiuso
Per le visite in altri giorni, escluso il lunedì, chiedere al personale del museo all’ingresso principale.

Sabato 23 marzo 2024 apertura alle ore 16.45 per inaugurazione e incontro con l’autore.
Chiuso domenica 31 marzo 2024 (S. Pasqua)

Ingresso libero

EX FABBRICA. MONUMENTI DEL LAVORO

La fotografia da molti anni ricopre un ruolo predominante nella documentazione del territorio, del paesaggio e delle architetture, offrendo a studiosi, amministratori e storici punti di vista sui quali dibattere per valorizzare gli spazi dell’abitare. 

Questa mostra, propone il lavoro di Stefano Barattini, autore impegnato da molti anni nella documentazione di luoghi in abbandono e di periferie, con stile narrativo e poetico.

Le immagini scelte non sono finalizzate a generare controversie, ma piuttosto fungono da utile strumento per indagare e studiare la civiltà industriale degli ultimi decenni e, con essa, la storia della società, dei lavoratori, dell’espansione urbanistica legata indissolubilmente allo sviluppo delle fabbriche.

Può apparire strano che dentro quelle fotografie vi siano tanti concetti, ma osservandole attentamente possiamo cogliere vissuti, tracce, ambienti, relazioni con l’esterno, suggestioni che il tempo non ha raschiato, lasciando alla natura il compito di inglobare e celare i manufatti fatiscenti, soffocando nel silenzio strutture e oggetti che inducono alla reminiscenza.

Evocare è il fil rouge di questa esposizione, che si nutre del passato recente per proiettarsi in un futuro di riconversione, che la ri-visitazione visiva esalta, mettendo in luce il rapporto spazio-tempo, obsolescenza e progettualità del riuso.

Tracce materiali che l’autore ha saputo tradurre in forme, colore, prospettive, qualità estetiche che superano la più banale logica della contestazione, restituendo a queste cattedrali del lavoro la giusta dignità, in chiave elegiaca, senza malinconie, lasciando all’istinto, alla composizione e alla luce di contemplare gli spazi, in attesa di nuovi bagliori. (Claudio Argentiero)

Stefano Barattini nato a Milano il 4 gennaio 1958, ha frequentato la Facoltà di Architettura presso il Politecnico di Milano. Inizia a fotografare nel 1979, viaggiando per il mondo.  Dal 1990 (per circa 5 anni) inizia la sua collaborazione con la rivista Mototurismo e in seguito Scooter Magazine, dove pubblica diversi reportage di viaggio e altri articoli legati al mondo degli scooter. Dopo una pausa di riflessione, nel periodo in cui stava nascendo l’era digitale, ha ripreso la fotografia adattandosi alle nuove tecnologie. L’architettura (con particolare interesse per il periodo razionalista) e gli spazi suburbani in continua crescita dove la presenza umana, nei suoi scatti, è quasi sempre assente, sono temi che tratta in modo continuativo. Dal 2013 ha iniziato, con grande interesse riconoscimenti, a fotografare i luoghi abbandonati, soprattutto le aree industriali. Luoghi che emanano un fascino unico, fatto di luci e ombre, di polvere, odori e grandi silenzi ma soprattutto di ricordi. E sono questi ricordi, queste tracce del passato, che coglie con la macchina fotografica, perdendosi negli ambienti alla ricerca dell’inquadratura adatta e della luce giusta per meglio rappresentarli; una sorta di universo parallelo che vive a poca distanza da noi e che la fotografia contribuisce a nobilitare. Dal 2018 ha iniziato ad avvicinarsi alla fotografia aerea tramite il drone.Questo strumento permette di avere una visione differente da chi sta coi “piedi per terra” ed è in grado registrare immagini del territorio difficilmente raggiungibili dall’occhio umano se non avvalendosi di strumenti esterni come elicotteri o aerei da turismo.La sua ricerca è volta a scoprire quali geometrie si nascondono nella costruzione e gestione dei campi lavorati dall’uomo, con una chiara ricerca sul paesaggio e le sue forme.

 

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