Museo del Tessile

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Museo del Tessile

19 Marzo - 25 aprile 2023

MUSEO DEL TESSILE – via Volta – Busto Arsizio (Va)

19 marzo – 25 aprile 2023

Orari visita: martedì, mercoledì e giovedì 14.30/18.00 – venerdì 9.30/13 e 14.30/18 – sabato 14.30/18,30- domenica 15-18.

Il 19/3/23 visita alle mostre dalle ore 17 – in occasione dell’inaugurazione del festival

Il giorno 9/4/23 chiuso – S. Pasqua

Ingresso libero

 

SALA CAPITANI D’INDUSTRIA

MENOTTI PARACCHI

Donne e stili nelle immagini di Menotti Paracchi

Museo del Tessile e della Tradizione Industriale di Busto Arsizio

La selezione di immagini, dedicata all’universo femminile d’inizio Novecento, proviene dall’archivio fotografico Menotti Paracchi, oggi di proprietà del Comune di Busto Arsizio grazie alla donazione degli eredi Speranza. I ritratti in mostra documentano l’evolversi della moda in un momento storico cruciale, in cui le donne iniziano a ritagliarsi una vita più attiva all’interno della società moderna. Lo dimostra la progressiva liberazione dalle strutture che in passato rendevano artificioso il corpo della donna, come corsetti e crinoline, a favore di un abbigliamento più pratico e leggero che consenta di muoversi con maggiore facilità. Se agli albori del secolo le gonne sono ancora lunghe e coprenti e le maniche a sbuffo, i volumi si riducono nei decenni successivi, camicie e corpini abbandonano la rigidità a favore di forme più addolcite, le gonne diventano più morbide e scoprono dapprima le caviglie. Così anche le acconciature si fanno più naturali rispetto al secolo passato. Le fogge degli abiti raccontano lo status sociale dei soggetti ritratti: spesso scuri e seriosi anche per i figli nelle famiglie di estrazione più povera, talvolta decorati con semplici passamanerie; più chiari, dai tessuti ricercati e abbelliti da nastri, fiocchi o ricami a giorno per le bambine delle famiglie benestanti. Anche lo studio dell’inquadratura e la tecnica fotografica evolvono nel tempo. Dai ritratti a mezzo busto su sfondo sfumato si passa a pose più naturali e riprese di tre quarti, oppure a figura intera, con un’attenzione maggiore alla scenografia. Negli anni tra la fine dell’Ottocento e la metà del secolo successivo, Paracchi è attento testimone delle trasformazioni sociali della città. I ritratti in posa, individuali o di famiglia, sono spesso scattati in studio, davanti a scenografici fondali dipinti, di cui si conservano due esemplari a Palazzo Marliani Cicogna. Oltre a questi e alle numerose lastre fotografiche, la collezione vanta anche una ricca strumentazione e una sedia di posa originale, esposte nella torretta ovest del Museo del Tessile. Menotti Paracchi (Lecco il 28 maggio 1875 – Busto Arsizio, 7 gennaio 1944) L’esordio a Busto Arsizio avviene il 23 gennaio del 1896, quando Paracchi esegue il primo scatto per l’Industria Fotografica di Pompeo Bassani al civico 8 di Via Montebello. Il giovane fotografo si distingue presto per le sue capacità, tanto da spingere Bassani alla proposta di costituire una società, registrata in data 12 aprile 1904 con denominazione “P. Bassani diretta da M. Paracchi”. La stessa si scioglierà nel dicembre dell’anno successivo a seguito della morte di Bassani. Divenuto titolare unico dello studio fotografico, Paracchi trasferisce la sede in un pregevole edificio di impianto sei-settecentesco tra le vie Montebello e Solferino, appartenuto alla famiglia Crespi Mariotti, per la cui sistemazione si affida all’architetto Silvio Gambini, grande protagonista della stagione Liberty in città. Su indicazione del nuovo proprietario, Gambini progetta un’ampia vetrata affacciata sul cortile interno, dove ospitare lo studio di posa, a vantaggio di una fotografia dall’effetto più morbido dato dalla luce naturale. In quegli anni Paracchi diventa il ritrattista per eccellenza della società bustocca, non solo grazie alle commesse private di molte famiglie e imprenditori, ma anche nel ruolo di fotografo ufficiale dei principali eventi cittadini. Ne è un esempio la cerimonia del 1913 per la posa del busto di Enrico Dell’Acqua nel cortile accanto a Palazzo Marliani Cicogna, allora sede del Municipio. Il bronzo è oggi conservato all’interno delle Civiche Raccolte d’Arte, mentre lo scatto commemorativo è esposto al primo piano del Museo del Tessile, nella vetrina dedicata al Dell’Acqua.

Erika Montedoro

Conservatrice del Museo del Tessile

 

SALA RICAMO

MARCO INTROINI

Villaggio operaio di Crespi D’Adda

La possibilità nel 1877 di poter sfruttare l’acqua di una derivazione del fiume Adda come forza motrice fu per Beniamino Giuseppe Crespi, discendete dalla famiglia d’industriali bustesi, il primo passo per poter realizzare il villaggio di Crespi d’Adda su terreni acquistati dal comune di Capriate san Gervasio e dalla Canonica d’Adda.

Il villaggio che doveva rispondere moderni principi di organizzazione industriale e filantropia delle company town inglesi, quindi altre all’opificio costruito lungo il ramo dell’Adda era composto da una griglia di isolati di abitazioni divise secondo lo status dei lavoratori, di servizi come la scuola e l’asilo per i figli degli impiegati, gli empori, il teatro, il cimitero e una chiesa progettata ad immagine della chiesa bramantesca di Busto Arsizio, tutto dominato dalla villa del fondatore.

Il progetto di questa nuova città fu affidato ad Ernesto Pirovano ma la presenza di contributi anche di Pietro Brunati e Gaetano Moretti ne fanno confondere la paternità.

Marco Introini (1968), laureto in architettura presso il Politecnico di Milano.

Fotografo documentarista di paesaggio e architettura, è docente di Fotografia dell’ Architettura e Tecniche di rappresentazione dello spazio a presso il Politecnico di Milano.

Nel 2006 viene pubblicato nel catalogo del Padiglione Italiano della X Biennale di Architettura curato da Franco Purini. Inserito nei venti fotografi di architettura protagonisti degli ultimi dieci anni, è intervistato da Letizia Gagliardi per il libro La Misura dello Spazio (Roma 2010). Nel corso del 2015 è stato impegnato nel lavoro di documentazione dell’architettura dal dopoguerra ad oggi in Lombardia per la Regione Lombardia e il MIBACT ed invitato da OIGO (Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere) per partecipare ad una campagna fotografica sulla Calabria, The Third Island. Con il progetto fotografico Milano Illuminista, tutt’ora in corso, nello stesso anno viene selezionato dal Fondo Malerba per la Fotografia. Nel 2016 ha esposto con la mostra personale Ritratti di Monumenti al Museo d’Arte Moderna MAGA e per la XXI Triennale il progetto fotografico Warm Modernity_Indian Paradigm che con omonimo libro (curato da Maddalena d’Alfonso) ha vinto il RedDot Award 2016.

Nel 2018 stato impegnato nei progetti: Mantova, architetture dal XII secolo al XX secolo per il Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano, Ormea: segni del paesaggio per il progetto Nasagonado Art Project, e con Francesco Radino Gli scali ferroviari di Milano per la Fondazione AEM.

Nel 2019 è stato invitato alla residenza d’artista Bocs Art Cosenza a realizzare una campagna fotografica sulla città.

Ha al suo attivo diverse pubblicazione, mostre fotografiche di architettura e di paesaggio; di cui le ultime sono Architettura a Mantova, dal palazzo Ducale alla Cartiera Burgo (Silvana Editoriale), Gli Scali ferroviari di Milano con Francesco Radino per la Fondazione AEM e Marco Introini, Padova e altri paesaggi (Il Poligrafo ed).

 

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