Palazzo Branda Castiglioni

Afi

Palazzo Branda Castiglioni

18 marzo - 7 maggio 2023

PALAZZO BRANDA CASTIGLIONI – 18 marzo – 7 maggio 2023

Piazza G. Garibaldi – Castiglione Olona (VA)

Orari visita: dal martedì al sabato 9/12-15/18 tranne il 25/4ore 15/18

domenica 10.30/12,30 /15.00/18

lunedì chiuso tranne il 10/4 ore 10,30/12,30 – 15/18 e lunedì 1/5 ore 15/18

Ingresso € 3,00 valido per la mostra, il Museo Branda Castiglioni e il Museo Arte Plastica

GIORGIO GALIMBERTI

Il nero sublima il paesaggio

Lo stile di Giorgio Galimberti, figlio d’arte – e per questo particolarmente sensibile alla lirica della luce –  è rappresentato primariamente dal nero e da una gamma di grafismi che si fanno sintesi del suo vedere.

I suoi progetti si discostano distintamente dalla realtà oggettiva e omologata, giustapponendo le dicotomie di luci e ombre ad inquadrature razionali, che rivelano vuoti e prospettive e inaspettate fisionomie.

Il concetto di tempo si perde così nelle successioni di piani, avvolte da un apparente silenzio che è quiete e inquietudine, evocando l’anima dei luoghi che sceglie per rappresentare il suo tempo e lo spazio.

Come un respiro perenne, il nero incontra il bianco che diviene interprete nel descrivere le figure che popolano i suoi paesaggi, aggraziate, flessuose e sfuggenti, generando l’emergere di un inconscio riflessivo che è in ognuno di noi.

Nella mitologia il nero ha rappresentato dolore e fecondità, nell’immaginario collettivo il limite dell’esistenza, un’assenza da colmare, potenza delle tenebre, una sorta di ventaglio di tinte fosche associato al mistero, metafora del nostro cammino terreno. Ma il nero era anche la tinta della terra fertile nell’antico Egitto, in Africa viene associato alle nubi che portano la pioggia, fonte di vita e prosperità.

Questo è valore delle immagini di Giorgio, capace di penetrare i sentimenti esprimendo l’idea di fascino, ricercatezza ed eleganza, calandoci in un ambiente che confonde i sensi esortando la nostra immaginazione.

Circa il nero Carl Gustav Jung, affermava:  “è il colore delle origini, degli inizi, degli occultamenti nella loro fase germinale”.

Claudio Argentiero – Afi

 

Giorgio Galimberti nasce a Como il 20 marzo 1980.

Da sempre appassionato di fotografia, complice anche un clima familiare aperto all’arte e alla creatività, fin da piccolo comincia ad avvicinarsi al mezzo fotografico attraverso le Polaroid. Con i primi tentativi di manipolazione e alterazione dell’immagine, Giorgio esplora approfonditamente la dimensione giocosa del supporto istantaneo.

Durante l’adolescenza, la passione non viene mai meno e, attraverso la frequentazione di numerose mostre ed esposizioni, unitamente ad un’intensa attività pratica in camera oscura, si costruisce un personalissimo background fotografico, basato principalmente sulle tecniche di sperimentazione dei grandi maestri che hanno fatto la storia della fotografia.

Dopo un periodo di momentaneo distacco, durato qualche anno, Galimberti si riavvicina al mondo della fotografia digitale senza mai abbandonare del tutto la fotografia analogica. Attraverso la sperimentazione del bianco e nero perfeziona i suoi gusti e, memore della lezione dei grandi maestri della fotografia, si avvicina ad una visione del mondo incentrata prevalentemente sugli effetti della luce sui corpi e sui paesaggi urbani, riprendendo alcuni elementi tipici della street photography e rielaborandoli in funzione di un linguaggio fotografico moderno e narrativo che unisce agli scorci di vita quotidiana le visioni sospese dell’architettura urbana con uno stile fortemente personale e riconoscibile. Numerose le sue partecipazioni a mostre personali e collaborazioni con importanti gallerie d’arte Italiane e Internazionali che gli hanno permesso di entrare nella fotografia autoriale.

Si dedica alla didattica trasmettendo durante i suoi work shop e seminari il suo punto di vista sulla fotografia d’autore.

 

QIAN JIN

Dinasty in Stone

 

C’è un termine in cinese chiamato “Weng Zhong” per descrivere la statua di pietra in forma umana e animale, che si trova di fronte al mausoleo dell’imperatore cinese fin dai tempi antichi. La statua di pietra è emblema del potere reale. Questo ebbe inizio nel periodo della dinastia Qin e Han, da quel momento gli imperatori e l’importante banchiere adottarono questo rito. Il numero e lo stile dello status di pietra non rappresentano solo il potere, lo status significa anche il benessere ma anche una tradizione di civiltà e una etichetta della monarchia cinese.

Questa serie fotografica registra le statue di pietra di Han, Tang, Song, Ming e Qing in Shanxi, Henan, Jiangsu, Liaoning e Hebei, e può essere fatta risalire alla dinastia Han di duemila anni fa, alla dinastia Qing di centinaia di anni fa.

Dal punto di vista storico, i risultati di diverse culture e dinastie risalgono a circa duemila anni or sono, coesistendo nello stesso spazio, mutato nel tempo. Questo fatto, con una forte espressione identitaria, spinge a considerare l’affermazione di “esistenza e morte”, come pensiero sostanziale nella cultura cinese.

Nella prospettiva della dimensione temporale, tutte le forme corporee finiranno. Non importa la gloria, la civiltà, la specie o quale pietra. Il tempo è l’unica questione concreta. Quando sparirà e come scomparirà, questo è il quesito.

Insieme allo sviluppo economico e sociale, alla globalizzazione e alla degenerazione dell’ambiente, questi fattori hanno un impatto sul processo di deterioramento delle statue.

Viene spontaneo pensare a come proteggere queste sculture simboliche, inglobate nel paesaggio, con il loro mistero, convivendo nei differenti ambienti, naturali e urbani, in attesa di un destino.

Le immagini di Jin, dal fascino discreto concepito mediante i toni bassi e piccoli fulgori, ci pongono domande circa la fragilità dell’esistenza e della storia, che il progresso ingloba nell’oblio del tempo.

 

Qian Jin è nato nel 1960 a Zhejiang, in Cina, e attualmente vive a Pechino. Ha iniziato a dipingere quando era un bambino. Ha studiato arte e design e ha lavorato come designer, editor di riviste e come fotografo commerciale. Nel 2015, ha deciso di interessarsi maggiormente alla fotografia d’arte, in bianco e nero ricercando un proprio stile espressivo.

Ad oggi ha completato una serie di opere e progetti, tra cui: “Dynasty in Stone”, “Utopia Series”, “Buddha Series”, “Home Series”, “Taihu Serie Stone”, “Ink lingua Series”, “Yan Series”, ecc .

La  serie Dynasty in stone è stata esposta a FOTOFEST International Discoveries VI, 2017.

 Le “Home Series” sono state esposte al “Beizhen China International Photography Festival 2018”.

 

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