Castello Visconteo di Legnano

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Castello Visconteo di Legnano

9 Aprile - 22 Maggio 2022

Castello Visconteo –  9 Aprile – 22 Maggio 2022

Via Castello 1 – Legnano (MI)

Orari visita: sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19

Visite guidate gratuite su prenotazione ai seguenti recapiti:

T 0331-471575/578 – segr.cultura@legnano.org

MARTIN PARR

VIEWS OF THE WORLD

Nato nel 1952 a Epsom, fin da giovanissimo Martin Parr sviluppa una grande passione per la fotografia, alimentata dagli incoraggiamenti del padre, fotografo amatoriale. Poco dopo la laurea al Manchester Polytechnic, nel 1974 espone i primi scatti in una mostra personale alla Impression Gallery di York, intitolata Home Sweet Home. Già in queste prime immagini emergono alcuni dei tratti distintivi della sua poetica, come l’uso della pellicola a colori e del flash per esasperare gli aspetti più singolari e kitsch del quotidiano, elementi che lo renderanno nel giro di pochi anni uno dei protagonisti della cultura fotografica britannica e internazionale. Con uno stile documentario pungente e anticonvenzionale, nel 1994 diventa membro a pieno titolo di Magnum Photos, rivestendone il ruolo di presidente dal 2013 al 2017. Nel corso della sua carriera Martin Parr ha pubblicato più di 100 libri e il suo lavoro è apparso in mostre personali e collettive nei musei e nelle istituzioni più importanti di tutto il mondo. Sono diverse anche le esposizioni e i libri da lui curati, come i tre fondamentali volumi dedicati all’editoria fotografica pubblicati da Phaidon, a cui ha lavorato insieme a Gerry Badger. Fra i tanti riconoscimenti per il suo contributo in ambito fotografico si contano numerosi premi, tra cui il Sony World Photography Award nel 2017, il premio Erich Salomon nel 2006 e il premio Baume et Mercier nel 2008. Nell’autunno 2017 istituisce la Martin Parr Foundation, con sede a Bristol, che si occupa di gestirne l’archivio, oltre a collezionare e promuovere i lavori di numerosi artisti che si sono concentrati sulla Gran Bretagna.

Nel 2008 Martin Parr è stato curatore ospite al New York Photo Festival, curando la mostra New Typologies.

Parrworld è stato inaugurato alla Haus de Kunst, Monaco di Baviera, nel 2008. La mostra ha esposto la collezione di oggetti, cartoline, stampe fotografiche di fotografi britannici e internazionali di Parr, libri fotografici e un nuovo progetto di Parr intitolato Luxury. La mostra ha girato l’Europa per i successivi 2 anni. A PhotoEspana, 2008, Martin Parr ha vinto il premio Baume et Mercier in riconoscimento della sua carriera professionale e dei contributi alla fotografia contemporanea.

Martin Parr ha curato la Brighton Photo Biennial nell’ottobre 2010. Dal 2008 al 2013 Parr è stato professore presso l’Università dell’Ulster, nell’Irlanda del Nord.  Parr è stato nominato professore di fotografia 0,2 FTE lì nel 2013. Martin Parr ha ricevuto un CBE negli onori del compleanno della regina nel giugno 2021. Martin Parr ha pubblicato oltre 120 libri del proprio lavoro e ne ha curati altri 30.

 

REZA KHATIR

LE LUNE DI SATURNO

Di fronte alla tua porta sarò fermo nasconderò sotto una logora camicia le ferite che non dovrai vedere.

Ti cercherò fino all’alba nella notte più lunga  (Yalda) bussando ad ogni porta
implorando un segno di te ad ogni passante.

Poi nel giardino dei sogni ti annuserò come un fiore prima che il vento ruffiano porti via la tua essenza.

Raccogliendo la rugiada dell’universo per farne un’oceano e ti troverò in fondo a quell’abisso, una perla che assomiglia alle lune di Saturno.

Imparerò ad aspettare la primavera come un albero spoglio senza amarezza senza cordoglio.
Reza Khatir, 2008

 

Reza Khatir è nato nel luglio del 1951 a Teheran. Nel 1968 si trasferisce in Inghilterra per proseguire gli studi, nel 1976 interrompe gli studi di scienze dell’alimentazione al Politecnico per dedicarsi interamente alla fotografia. Nel 1977, dopo un soggiorno a Parigi, si trasferisce a Locarno per poi frequentare una scuola di fotografia a Milano. Ha iniziato la sua carriera professionale come fotoreporter lavorando a vari incarichi in Medio Oriente per importanti agenzie e riviste. Dopo numerosi viaggi, che gli hanno offerto una preziosa esperienza, nel 1981 fonda la propria agenzia fotografica (Skylite) a Locarno. Nel 1986 lancia con un amico la rivista FLAIM, edita in Svizzera e successivamente partecipa come editore alla pubblicazione della rivista “CHIAROSCURO” di Milano.

Nel 1988 fonda una piccola casa editrice attraverso la quale pubblica diversi libri d’arte e di fotografia. Tra il 1981 e il 1992 ha lavorato esclusivamente con pellicole Polaroid in tutti i formati, e molto spesso con la gigante Polaroid 20×24″(50x60cm). Dal 1979 ad oggi ha condotto ricerche personali spesso legate alla memoria, ha esposto in gallerie e musei di tutto il mondo , tra cui il National Museum for Photography Bradford. Musée D’Art et Histoire, Friburgo. Canon Photo Gallery, Amsterdam. UNO (Unesco), New York. Scotish Counsil, Edimburgo. Museo De Arte Contemporanea, Caracas. Galerie Nikon, Zurigo . Galleria Il Diaframma, Milano. Musée des Beaux Arts, La Chaux-de-Fonds. Kunstmuseum, Olten. Museo Cantonale d’Arte, Lugano. Museo Biasca, Biasca. Munich Stadtmuseum, Monaco di Baviera. Museo de Arte Contemporanea, Madrid. Musée de l’Elysée, Losanna, Victoria and Albert Museum, Londra. Museum of Modern Art, Città del Messico. Hamburger Kunsthalle, Amburgo e Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Ha pubblicato i suoi lavori in numerose riviste, libri e cataloghi e ha vinto numerosi premi fotografici internazionali. Nel 1985 è stato selezionato da una giuria di curatori e storici dell’arte come uno dei 12 “The New Swiss Photographers” per la rivista DU e nel 1986 è stato invitato a partecipare alla mostra al Photokina di Colonia, che ha raccolto alcuni dei più influenti fotografi a colori in tutto il mondo per celebrare il 50° anniversario della fotografia a colori. Nel 1991 ha partecipato alla mostra ufficiale intitolata “Voir La Suisse Autrement” per celebrare il 700° anniversario della Confederazione Helvetica. È stato anche selezionato per 3 dei 5 volumi Polaroid “Selections” Polaroid International Collection. Nel 2001 il lavoro di Reza Khatir è stato pubblicato nel volume Photography 7th Edition, edito da Pearson Education, Prentice Hall. Fino al 2017, oltre all’attività di fotografo freelance, è stato Photo-Editor per il settimanale svizzero “Ticinosette” e fino a 2019 docente di fotografia e comunicazione visiva alla SUPSI (Università di Scienze Applicate e Arti della Svizzera Italiana).

 

EMIL GATAULLIN

TOWARDS THE HORIZON (Verso l’orizzonte)

Emil Gataullin nasce nel 1972. Suo padre era un cantante. Sua madre, un’insegnante di musica. La famiglia si trasferisce nella grande città di Kazan, ma Emil si sente legato al villaggio natale, dove trascorre le vacanze con sua nonna e uno zio. Diplomatosi in pittura monumentale presso l’Istituto d’Arte Surikov di Mosca, studia successivamente fotografia con uno dei principali autori russi, Alexander Lapin, dal 2003 al 2004.

Dalla fine degli anni ’90, Emil lavora per molte riviste come GEO magazine, LFI, Black + White Photography, Schwarzweiss, Russian Reporter. Il suo lavoro fotografico è stato esposto in mostre personali in Germania, Francia, Italia e Russia. Ha vinto numerosi premi tra cui il Monovisions Photography Awards 2017, PhotoVisa 2015, The Alfred Fried Photography Award 2014.

Vive attualmente a Korolëv, una cittadina nell’oblast’ di Mosca, a poca distanza dalla capitale.

Filo comune del lavoro fotografico di Emil Gataullin è l’interesse per le persone e le interazioni con il luogo in cui vivono. Il suo tema principale è la vita nei villaggi in Russia.

Le immagini in bianco e nero, scattate con una fotocamera analogica, una Leica M7 e una Bessa R2a, rendono visibile cio che gli altri trascurerebbero. Elevano le scene quotidiane in immagini magiche che sembrano fuori dal tempo, avvolte in un incantesimo straordinario. Poesie in bianco e nero che ricordano per stile Henri Cartier-Bresson. Fotografie che sono al contempo documento e poema fotografico. Una dichiarazione d’amore per una Russia e per un mondo che tende a scomparire. Un mondo bucolico che si basa sulla semplicità e su una relazione vitale con la natura.

Il lavoro del fotografo russo Emil Gataullin è rimasto sconosciuto, in Occidente, fino alla vittoria del Alfred Friend Photography Award, nel 2014. Grazie al premio, Emil ha pubblicato il libro “Towards the Horizon”, Edition Lammerhuber, nel 2016.

C’è un fascino peculiare nella vita di provincia che le grandi città non hanno. Quando lasci Mosca senti come attraversare il confine tra due mondi diversi, la sensazione di spazio cambia, così come la sensazione del tempo. Nella capitale lo spazio è chiuso, limitato dalle mura degli edifici, il tempo è concentrato. In provincia senti di voler camminare. Più spazio, più i tuoi piedi possono camminare. Ma la vita procede lentamente..“.

In questa soave tranquillità, il fotografo russo ha osservato con lentezza gli abitanti e ha estrapolato un racconto visivo poetico e malinconico. Alcuni ragazzi che giocano su un’altalena, sembrano capovolti. Due amanti stretti in un’intimità violata. Una giovane rivolta verso il lago che guarda all’orizzonte. Tante piccole storie, tante sfumature che compongono un affresco emozionale senza luogo e senza tempo.

La citazione

“Non so cosa mi faccia sollevare la fotocamera e scattare una foto in un momento specifico. Reagisco alla situazione, il più delle volte mi baso sull’intuizione. Saprò se ne è valsa la pena solo dopo un po’, quando selezionerò le mie immagini. Il processo creativo per me non si ferma con la pressione del pulsante dell’otturatore. La pressione di quel pulsante mette in moto l’intero processo”.

GUSTAVO LACERDA

ALBINOS

La fotofobia causata dall’assenza di melanina li porta a vivere letteralmente nell’ombra. E poiché la fotografia è fondamentalmente svelare anime, ho pensato che sarebbe stata uno stimolo per rivelarli e per portarli in scena come “protagonisti”.  Tra il 2009 e il 2014 ho lavorato a questo progetto e ho vissuto quotidianamente una grande sfida: ricercare, individuare e convincere alcune di queste persone a entrare nel mio studio e per lasciarsi fotografare.

Trovo interessante il pensiero della critica di fotografia Lua Morena Cruz su questo progetto:

“Nei colori degli albini ritrovo il silenzio. Bellissimi ritratti scolpiti a mano, nessun dettaglio è lì per caso. I vestiti, le persone, il modo in cui posano, gli sfondi decorati con motivi delicati; non sono lì come un elemento critico che alimenta la condizione degli albini come persone diverse; piuttosto, la narrazione orbita intorno alla bellezza unica che fuoriesce da loro. Quando vedo queste fotografie, sento il bisogno di toccarle, di accarezzarle dolcemente e di annusare la freschezza di ciascuno, emanata dai loro colori. Delicata, come le immagini, è la scelta di indicare solo i nomi senza cognomi. Nomi di persone che ora sembrano così vicine all’artista che con loro ha stabilito una vicinanza intima e preziosa.

Gustavo Lacerda è nato e cresciuto a Belo Horizonte, ha conseguito la laurea in Media dell’Università Federale di Minas Gerais (UFMG). Ha vissuto a San Paolo Paulo dal 2000. Ha iniziato a fotografare negli anni ’90 come fotografo di giornali e poi passato alla fotografia pubblicitaria. In tutto questo, ha sempre ha sviluppato i propri progetti autoriali. Lacerda ha ricevuto alcuni premi come il Leone d’Argento a Ioni di Cannes Festival Internazionale della Creatività, D&AD Global Awards a Londra, Medaglia d’oro ai New York Festivals International Advertising Awards, Conrado Wessel Art Award e il Porto Seguro Photography Award. Alcune delle sue opere fanno ora parte delle collezioni permanenti del Museo d’Arte Paulo (Pirelli/MASP) e FOTOMUSEO a Bogotà (Museo Nazionale di Fotografia in Colombia). Egli è rappresentato da Galleria Catherine Edelman a Chicago (USA) e Arte 57 Gallery a San Paolo Paulo (Brasile). Il lavoro di Lacerda è stato esposto in Brasile, Francia, Germania, Belgio, Spagna, Stati Uniti, Colombia, Angola, Corea, Singapore e Uzbekistan.

 

ROBERTO TRAVAN

“Slava Ukraini!”


Cosa significa vivere in un Paese in guerra da oltre otto anni? Quale futuro è possibile immaginare se la pace e la vita sono costantemente appesi a un filo? Quali sono i sogni, le speranze, i diritti di un popolo profondamente legato alla propria terra, alla sua cultura, alla sua storia? Parte da queste domande “Slava Ukraini!” (“Gloria all’Ucraina!”, saluto che ben riassume la fierezza della sua gente) progetto a lungo termine iniziato nel 2015 per raccontare l’aggressione russa al Donbas. Un viaggio attraverso gli occhi di una popolazione pacifica costretta a subire un conflitto sostanzialmente ignorato fino all’invasione su larga scala scatenata da Mosca nei primi mesi del 2022. Un viaggio nella quotidianità dei civili che non hanno voluto abbandonare i villaggi a ridosso del fronte adattandosi a vivere in condizioni estreme, talvolta insopportabili: i bombardamenti, certo, ma anche l’assenza di gas, luce, acqua potabile. Sovente anche la penuria di cibo. C’è ovviamente anche lo sguardo dei soldati, spesso giovanissimi, aggrappati ai Kalashnikov nelle ridotte anguste che circondano Donetsk e Luhansk, città conquistate nel 2014 dai separatisti armati da Mosca. Non manca un accenno al paesaggio – non importa se quello dei villaggi in rovina o delle pianure incolte e abbandonate – specchio eloquente del cammino distruttivo e travolgente di questa guerra, di qualsiasi guerra. Dal 2014 sono oltre quindicimila i caduti, più di tre milioni gli sfollati, immense le distruzioni. “Slava Ukraini!”, allora. Ma soprattutto “Heroinam Slava!”, “Gloria agli eroi!” – non importa se militari o civili – che continuano a difendere con coraggio e dignità la pace e la democrazia in questo estremo lembo d’Europa.


Roberto Travan
Giornalista professionista e fotografo indipendente dal 2011 documenta conflitti e crisi umanitarie. Ha seguito la missione ISAF in Afghanistan, le tensioni tra serbi e albanesi in Kosovo, gli scontri interreligiosi nella Repubblica Centrafricana. Ha realizzato reportage in Israele, Tunisia e documentato il conflitto tra Azerbajian e Nagorno-Karabakh culminato nel 2020 nella Guerra dei 44 giorni.
Nel 2015 ha iniziato il progetto a lungo termine “Slava Ukraini!” sulla guerra nel Donbas, regione occupata dai separatisti grazie al sostegno militare della Russia, già responsabile nel 2014 dell’invasione della Crimea. Il 24 febbraio 2022 era nel Donbas quando Mosca ha allargato il conflitto all’intera Ucraina bombardando Kyiv, la capitale, e le principali città. Autore di mostre in Italia e all’estero, i suoi reportage sono stati in prevalenza pubblicati da «La Stampa», quotidiano in cui lavora dal 1989.

 

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